Faustina Maratti Zappi: Tre sonetti dedicati al figlioletto

Faustina Maratti Zappi

Abbiamo già parlato di Faustina Maratti Zappi in alcuni precedenti articoli, scrivendone una sua breve biografia e pubblicando due dei suoi particolari ed evocativi sonetti.

Faustina Maratti Zappi, poetessa, fu figlia del noto pittore Carlo Maratti nativo del paese di Camerano. Importante è ricordare con lei anche il padre, il quale la avviò all’arte della pittura. Inoltre, nel comporre le sue poesie, traeva spesso ispirazione dai quadri del padre, oltreché da vicende di vita quotidiana.

Ella fece parte dell’Accademia dell’Arcadia. In questo ambiente culturale la poetessa è conosciuta con il nome di Aglauro Cidonia. Nell’Accademia conobbe Giambattista Felice Zappi, poeta fondatore dell’Arcadia, che divenne suo marito ed insieme pubblicarono un’opera con il nome di Rime dell’avvocato Giambattista Felice Zappi e di Faustina sua consorte (1723).

Vi consigliamo nuovamente per ulteriori approfondimenti il riferimento allo studio di Bruno Maier: “Faustina Maratti Zappi, donna e rimatrice d’Arcadia” del 1954. In questo interessante volumetto la figura della poetessa viene analizzata sia come donna, sia come poetessa.

Inseriamo qui di seguito alcune annotazioni riguardanti i sonetti qui di seguito forniti da Maier. In questi sonetti viene affrontato il tema del dolore.


Le Opere
Titolo: Dov’è, dolce mio caro, amato Figlio

Dov’è, dolce mio caro, amato Figlio,
Il lieto sguardo e la fronte serena
Ove la bocca di bei vezzi piena,
E l’inarcar del grazioso ciglio?
Ahimè! tu manchi sotto il fier periglio
Di crudel morbo che di vena in vena
Ti scorre, e il puro sangue n’avvelena
E già minaccia all’Alma il lungo esiglio.
A ch’io ben veggio, io veggio il tuo vicino
Ultimo danno e contro il Ciel mi lagno,
Figlio, del mio, del tuo crudel destino!
E il duol tal del mio pianto al cor fa stagno,
Che spesso al tuo bel volto io m’avvicino,
E nè pur d’una lagrima lo bagno.

Bruno Maier – Faustina Maratti Zappi, donna e rimatrice d’Arcadia: “Il primo ci rappresenta il piccolo Rinaldo colpito dal male e la madre che non riesce neanche a piangere ed a trovare il conforto delle lagrime”

Titolo: Ovunque il passo volgo, o il guardo io giro

Ovunque il passo volgo, o il guardo io giro,                                                                                                                              Parmi pur sempre riveder l’amato
Dolce mio figlio, non col guardo usato,
Ma con quel, per cui sol piango e sospiro.
E tuttavia mi sembra assisa in giro
Del picciol letticciuolo al destro lato,
Udir le voci, e scorger l’affannato
Fianco ond’a forza egli traea respiro.
Poc’aspro è forse il duol che diemmi morte,
Togliendo al caro figlio i bei prim’anni
Chè vieni, o rimembranza, e ’l fai più forte?
Ma tutti almen non rinnovarmi i danni:
Ti basti rammentar l’ore sue corte,
E ad uno ad un non mi contar gli affanni.

Bruno Maier – Faustina Maratti Zappi, donna e rimatrice d’Arcadia: “Nel secondo Faustina dice di portare sempre nel cuore l’amata immagine del bimbo e ritrae se stessa dolente curva nel suo lettino”

Titolo: Amato figlio, or che la dolce vista

Amato figlio, or che la dolce vista
Sicuro affiggi nel gran Sole eterno,
Nè tema hai più di cruda state o verno,
Nè gioia provi di dolor commista:
Vorrei che a quel pensier che sì m’attrista
Della perdita tua dessi governo:
Che quantunque dal falso il ver discerno,                                                                                                                             Tropp’ei l’anima mia turba, e contrista.
E non vorrei pel duol, ch’ogn’alto avanza
Essere a te men cara appresso Dio,
Poichè già non piang’io tua lieta sorte.
Piango solo la morta mia speranza
Di quà vederti e tanto è il desir mio
Che dolce e bella mi parebbe morte.

Bruno Maier – Faustina Maratti Zappi, donna e rimatrice d’Arcadia: “Nel terzo sonetto la Maratti immagina il bambino ormai salito al cielo e divenuto angioletto, lontano dagli affanni e dalle angosce del mondo. Ella rimane sola col suo immenso dolore: dolore non tanto per la morte del piccolo, che sa beato appresso Dio, quanto piuttosto per la sua impossibilità di vederlo ancora sulla terra”.

Ritratto di Faustina Maratti Zappi – Carlo Maratti

La poetessa è qui raffigurata con una tavolozza. Questo testimonia che anche lei come il padre si dedicava talvolta alla pittura